statistiche catastali 2019

Studio catastale 2019: più immobili ad uso residenziale, meno uffici

Le unità immobiliari a fine 2019 sono aumentate rispetto a quelle esistenti 12 mesi prima, mentre gli immobili adibiti ad ufficio sono diminuiti.
07.08.2020 /
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L’Osservatorio del Mercato Immobiliare ha reso noto lo studio annuale sul patrimonio immobiliare nel nostro Paese

Le unità immobiliari presenti nella nostra penisola a fine 2019 sono aumentate rispetto a quelle esistenti 12 mesi prima, mentre gli immobili adibiti ad ufficio nello stesso periodo di tempo sono diminuiti. È il dato principale che emerge dal consueto rapporto Statistiche catastali 2019, realizzato dall’ufficio Statistiche e Studi della direzione centrale Servizi estimativi e Osservatorio del mercato immobiliare, in collaborazione con la direzione centrale Servizi catastali, cartografici e di pubblicità immobiliare. Lo studio, arrivato alla 14° pubblicazione annuale, fornisce a tutti gli operatori del settore la fotografia precisa ed inconfutabile sul numero, la natura giuridico-catastale di tutti gli immobili presenti in Italia, nonché dei rispettivi intestatari e della loro rendita.

Numeri generali

Il numero di unità immobiliari presenti nel nostro territorio al 31 dicembre 2019 è di quasi 76 milioni di immobili o loro porzioni. Di questi, oltre 65 milioni e mezzo fanno parte delle categoria catastali ordinarie e speciali con attribuzione di rendita, mentre 3,5 milioni si trovano nelle categorie F, quella che rende queste unità non idonee a produrre reddito. I restanti 6,7 milioni di unità sono beni non censibili, di proprietà comune, e poi ci sono circa 84.000 immobili ancora in costruzione.
Se escludiamo tutte queste categoria di immobili e ci concentriamo solo sui 65 milioni e mezzo, scopriamo che circa il 55% di essi rientra nelle categorie catastali A e oltre il 42% nelle categorie C, mentre il residuo 3% fa parte dei gruppi a destinazione speciale (categoria D), particolare (cat. E) o d’uso collettivo (cat. B).
Come detto in apertura, il numero di unità immobiliari presenti in Italia nel 2019 è cresciuto dello 0,5% rispetto al 2018, quantificando si tratta di circa 310.000 immobili in più. Tutto questo patrimonio è per la grande maggioranza di proprietà di persone fisiche (88,4%), una quota che è predominante nelle unità censite nelle categorie A e C, dove le persone fisiche posseggono attorno al 90% dello stock totale, ad esclusione della categoria A/10 (uffici e studi privati), categoria che è di proprietà di persone fisiche solo nella percentuale del 56%.
Passando ai dati generali sulle rendite catastali, l’ammontare totale dello stock immobiliare della nostra penisola al 31/12/2019 è di quasi 37,7 miliardi di euro, in aumento dello 0,6% rispetto al 2018.
La suddivisione della rendita totale è la seguente:

  • Il 61%, circa 23 miliardi, in possesso di persone fisiche;
  • Il 39%, oltre 14 miliardi e mezzo, di proprietà di persone non fisiche.

Il numero delle abitazioni

Nel rapporto si specifica che sono considerate “abitazioni” le unità censite nelle categorie catastali da A/1 a A/9 e quelle A/11.
Ebbene, nel 2019 queste categorie sommate arrivano a quasi 35 milioni di unità, 88.000 in più del rapporto 2018: nello specifico sono aumentate come numero le abitazioni A/2, A/3, A/7 e A/11, mentre si registra un calo, seppure lieve, delle categorie A/1, A/4, A/8 e A/9. Calo vistoso invece per le A/5 (abitazioni ultrapopolari, -2,4%) e A/6 (rurali, -2,7%). Comunque, le categorie A/2, A/3 e A/4 rappresentano complessivamente oltre il 90% del totale delle abitazioni. Questo stock nella sua globalità è di proprietà di persone fisiche per quasi il 93% del totale, oltre 32 milioni e mezzo di abitazioni nello specifico.
La rendita catastale delle abitazioni supera i 17 miliardi di euro, circa 87 milioni di euro in più della precedente rilevazione. Le abitazioni in mano a persone fisiche “rendono” 15,8 miliardi di euro, il 92,% del totale. La rendita catastale media di un’abitazione è di 488 euro, con differenze notevoli tra le categorie: si superano i 3.000 euro per le abitazioni signorili A/1, le ville A/8 e le abitazioni di maggior pregio (A/9), mentre le categorie più popolari hanno rendita attorno ai 100 euro.
Per quanto riguarda, infine, la grandezza media delle abitazioni presenti nel catasto, siamo su 5,4 vani in media, con una superficie media (calcolata come rapporto tra superficie catastale complessiva e numero di unità) di circa 117 mq.

Le altre categorie in breve

Una rapida sintesi riguardo alle categorie che riguardano meno direttamente il nostro settore di competenza:

  • A/10 (uffici e studi privati) come detto, nel 2019 questa categoria ha visto un calo, peraltro è il quarto anno consecutivo. Il calo riguarda il numero totale di unita (-0,5% dal 2018), sia la rendita catastale (-0,6%);
  • B (ad uso collettivo): in questa categoria lo stock totale è cresciuto dello 0,9% rispetto al 2018, registrando un calo solo per alcune sottocategoria. La rendita catastale in totale è aumentata dello 0,5%, quindi una crescita inferiore rispetto alla crescita del numero totale di unità;
  • C (ad uso commerciale e vario): sono quasi 28 milioni le unità di questa categoria, in mano per l’88% a persone fisiche. Oltre il 96% del totale delle unità fa parte delle categorie C/6 (box e posti auto), C/2 (cantine e soffitte) e C/1 (negozi). Le rendita complessiva supera i 6 miliardi di euro;
  • D (a destinazione speciale): in crescita del +1,2% rispetto al 2018, con una rendita totale che va oltre i 10,5 miliardi (+0,9% rispetto al 2018);
  • E (a destinazione particolare): categoria piccola, con poco più di 100.000 unità in tutta Italia, in crescita notevole (+2,1% rispetto a 12 mesi prima) e con una rendita catastale globale anch’essa in crescita del +1,7% per quasi 800 miliardi di euro.

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