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Tasse da pagare sull’immobile ereditato: aliquote e agevolazioni

Ecco quanto si paga in Italia di tasse su una casa ereditata. E in che modo è possibile ereditare una casa senza pagare le tasse. Notizie su norme, aliquote e agevolazioni.
04.09.2023 /
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Quali sono e a quanto ammontano le tasse da pagare su una casa ereditata? Ecco tutte le imposte cui bisogna far fronte con l’accettazione dell’eredità di un immobile, con le franchigie e le agevolazioni previste dalla legge.

Lo Stato pretende una contribuzione fiscale da parte di chi eredita beni mobili, immobili, diritti reali o denaro. A ben vedere, non si tratta di una tassazione troppo elevata: gli oneri previsti sono tra i più bassi nel mondo (almeno tra i Paesi che prevedono una tassazione sull’eredità).

Nel caso di un immobile ereditato, le tasse da affrontare prendono il nome di imposte di successione. Di norma è l’Agenzia delle Entrate a stabilire la cifra dovuta sulla base del grado di parentela e della natura del bene. La denuncia di successione va in ogni caso presentata entro un anno dalla data di apertura dell’eredità. Poi, con la dichiarazione di successione, avviene il trasferimento dei rapporti giuridici.

Solo da questo momento in poi, ovvero da quando l’erede ottiene il bene immobile in successione, va pagata l’imposta all’Agenzia delle Entrate. Per farlo, l’erede deve presentare un prospetto di pagamento delle imposte. Dopodiché l’Agenzia delle Entrate farà le dovute verifiche e invierà un atto in cui sono presenti tutte le informazioni per procedere con il pagamento.

Eventualmente, dunque, l’Agenzia è chiamata a effettuare la correzione di errori materiali e di calcolo commessi nella determinazione della base imponibile da parte del dichiarante. La dichiarazione di successione può essere presentata per via telematica, tramite commercialista o CAF, o anche in autonomia, tramite un software gratuito messo a disposizione sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

Imposta di successione: quante tasse si pagano per una casa ereditata

L’imposta si paga allorquando l’eredità trascende il valore di 100.000 euro o comprende beni immobili (case, ma non solo: anche negozi, ville, terreni, garage, magazzini). Se la casa ricevuta in eredità è in comproprietà con altri eredi, cambia poco. L’erede dovrà comunque pagare un’imposta sul valore catastale.

A seconda del grado di parentela, si applica una tassazione in percentuale. Per le eredità in linea diretta (coniuge e figli) l’aliquota è appena del 4%, ma solo sui patrimoni superiori al milione di euro (tale cifra è la cosiddetta franchigia). L’aliquota sale al 6% per fratelli e sorelle (con franchigia che scende a 100.000 euro). Il 6% persiste anche per zii, cugini, nipoti, suoceri, cognati o altri parenti fino al quarto grado (senza franchigia). Per tutti gli altri soggetti l’aliquota è all’8% (senza franchigia).

Cosa significa tutto ciò? Che, in caso di un’eredità di un immobile del valore inferiore a un milione di euro, coniugi e figli non pagano nulla. E questo indipendentemente dal reddito di chi percepisce l’eredità.

I portatori di handicap possono godere di alcune agevolazioni sull’imposta. A seconda del grado di parentela, possono infatti essere avvantaggiati da una franchigia differenziata. Nel caso di eredità diretta, la loro franchigia sale a 1,5 milioni di euro. La franchigia resta valida per tutti i gradi di parentela. A esclusione quindi dei soggetti non parenti.

Le tasse di successione in Italia erano state ridotte nel 2000 dal Governo Amato. Quindi furono abolite del tutto nel 2021 dal secondo Governo Berlusconi. Le aliquote attuali sono state introdotte nel 2006 dalla legge numero 286 voluta dal Governo Prodi.

In Paesi come la Francia, le tasse di successione variano dal 5% al 45%. In Germania dal 7% al 50%. Invece, in Spagna arrivano al 34%. E in Belgio la forbice va dal 3% all’80%. A pagare di più sono ovviamente le persone estremamente ricche. In molte nazioni, infatti, le tasse di successione vengono sfruttate come strumenti attivi per la redistribuzione della ricchezza e il finanziamento dello Stato.

Vendere un immobile ereditato

La legge permette di vendere un immobile ricevuto in eredità subito dopo la chiusura della divisione ereditaria. Dal momento in cui l’erede è a tutti gli effetti il legittimo proprietario dell’immobile, giustamente, ne potrà disporre a proprio piacimento. Quindi conservandolo oppure vendendolo.

Il primo passo è dunque quello di accettare l’eredità. Dopodiché si dovrà provvedere alla divisione ereditaria, con l’adempimento a tutti gli oneri formali e fiscali (il pagamento delle imposte di cui abbiamo parlato).

L’erede che vuole vendere la casa ereditata deve essere in possesso dell’atto di accettazione dell’eredità. La sola dichiarazione di successione non è infatti sufficiente per la vendita dell’immobile, visto che non dimostra che gli eredi abbiano accettato i beni ricevuti. Inoltre c’è bisogno della trascrizione dell’accettazione dell’eredità. La certificazione che dimostra il passaggio della proprietà dell’immobile dopo il rogito.

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